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10 settembre 2012 1 10 /09 /settembre /2012 20:13
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8 settembre 2012 6 08 /09 /settembre /2012 20:29

Secondo la rivista Focus.

Godersi l'alba a 10.000 metri di quota. Nel 2050 sarà possibile
Godersi l'alba a 10.000 metri di quota. Nel 2050 sarà possibile

Nel 2050 potrebbe materializzarsi il peggior incubo di chi soffre di vertigini: l'aeroplano trasparente, un rivoluzionario progetto presentato ieri mattina ai media dal colosso dell'aviazione Airbus.
Ma la cabina trasparente non è nè l'unica nè la più grande rivoluzione che trovermo a bordo dei velivoli commerciali entro quarant'anni: il viaggio in aereo è infatti destinato a evolversi, trasformandosi in un'esperienza nuova e completamente diversa da come la conosciamo ora.

La fine del posto stretto
Concetti come "economy" e "business class" non esisteranno più. Secondo i progettisti di Aribus gli apparecchi saranno divisi in tre zone: quella frontale dedicata al relax, quella posteriore per chi deve lavorare e un'area centrale per il ristoro e la  socializzazione tra i passeggeri.
La zona relax, oltre alle pareti in grado di diventare trasparenti a seconda delle condizioni di luce, disporrà di tutte le più evolute tecnologie per l'intrattenimento. Il cuore del sistema sarà un display olografico alimentato dal calore corporeo del passeggero mentre una poltrona intelligente capace di modellarsi sulle forme dell'occupante garantirà un confort da hotel 5 stelle.
A bordo di questi apparecchi si potrà insomma fare di tutto: parlare in teleconferenza con i colleghi di lavoro che sono dall'altra parte del mondo, divertirsi con i social media all'interno di proiezioni olografiche degli stessi, fare shopping virtuale provandosi i più diversi capi di vestiario in un camerino elettronico.
E si potrà addirittura giocare a golf in un campo digitale....

Ecologico e ispirato dalla natura
Ma non sarà solo marketing: secondo Airbus l'aereo del futuro sarà una rivoluzione soprattutto di materiali e tecnologie. La struttura portante dell'apparecchio sarà ispirata al corpo degli uccelli: forte e resistente ma leggera. E con un occhio di riguardo all'ambiente, con motori dai consumi ridotti, meno emissioni e livelli di rumore più contenuti.
«Questo concept plane è stato progettato per dimostrare che anche il viaggio può essere interessante come la scoperta della destinazione finale» ha spiegato ai media  Charles Champion, il vicepresidente dell'azienda.
Ciò che non ha spiegato è se tutto ciò sarà compatibile con altri concetti, per esempio il "low cost"...

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8 settembre 2012 6 08 /09 /settembre /2012 13:21

 

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Nel rigido inverno 2008-2009 due gruppi di cavalli avelignesi (il gruppo della Mula ed il gruppo della Bionda), che vivevano liberi sul Monte Bisbino sono scesi nei villaggi di Sagno (Svizzera) e Rovenna (Italia) alla ricerca disperata di cibo. La montagna era ricoperta da più di 1 metro di neve.
Diversi anni prima il loro proprietario, Signor Roberto Della Torre, che possedeva l’Alpe Boecc in cima al Bisbino, era deceduto e i due branchi sopravvissero in libertà sfidando ogni genere di difficoltà.
La discesa nei villaggi provocò molte rimostranze e si profilò il pericolo che autorità insensibili sequestrassero gli splendidi animali per ridurli in cattività o, peggio ancora, per spedirli al macello.
A questo punto si mossero molte organizzazioni e persone sensibili: da parte italiana l’Associazione Aurora, la LAV, l’ENPA, Legambiente e da parte svizzera gli Amici dei Camosci del Monte Generoso, L’ATRA, la SPAB di Bellinzona. Da entrambi i lati molti volontari. Le Giacche Verdi intelvesi chiamate dalla Comunità Montana intervennero per portare il fieno al gruppo che era sceso a Rovenna mentre il gruppo che aveva sconfinato a Sagno rischiò di morire di fame in quel rigido inverno.
Il sequestro di uno stalloncino a Rovenna, nell’estate del 2009, provocò ampie reazioni. Alcuni giorni prima le autorità italiane competenti avevano assegnato giuridicamente la proprietà dei cavalli alle eredi del Della Torre e si temeva il peggio. 
Qualche tempo più tardi fu emanato un decreto prefettizio che ne sanciva l’intangibilità a fini commerciali o di pura e semplice eliminazione.
I gruppi di associazioni e persone riunitisi volontariamente cercarono per mesi soluzioni pratiche indirizzate alla sopravvivenza dei cavalli e alla risoluzione dei conflitti di vario genere sorti nei luoghi della loro presenza.
I due gruppi (della Bionda, con 7 esemplari) e della Mula (con 11 esemplari) vennero costantemente monitorati ed assistiti da parte dei volontari, nell’intento anche di difenderli di fronte alle azioni di disturbo ed agli attacchi di proprietari del luogo che facevano di tutto per allontanare i cavalli liberi del Bisbino dai pascoli e dagli alpeggi di quel monte, con tentativi addirittura di eliminarli.
Il potente stallone del gruppo della Bionda, forse scacciato, perse addirittura la vita in un burrone sul versante dirupato verso il Lago di Como, sotto il Poncione di Laglio.
Finalmente grazie alla generosa disponibilità di una proprietaria del luogo, un ampio terreno fu messo a disposizione dei cavalli ai Monti di Lenno, sopra Rovenna e Moltrasio. Esso fu recintato e lì i due branchi riuniti poterono passare in tranquillità parte dell’inverno 2009-2010 e della primavera, ricevendo regolarmente il foraggio di fieno (trasportato a cura delle Giacche Verdi e dei Lupi di Maslianico) e le necessarie visite e cure sanitarie richieste dall’ASL di Como.
Il ritorno dei cavalli sulla cima del Bisbino si rivelò impossibile per la mancanza di accordi sui pascoli e per tutta una serie di ostilità verificatesi a più riprese sui luoghi.

Fu dunque indispensabile trovare un’altra soluzione. Essa fu individuata grazie in special modo all’intervento delle Giacche Verdi intelvesi, alla mediazione della Provincia e della Comunità montana, nei pascoli alti della Valle d’Intelvi, sul versante italiano del Monte Generoso.
Nel maggio 2010 potè aver luogo l’esperienza meravigliosa della transumanza, durante la quale 22 cavalli, tra grandi e piccini, condotti dalle Giacche Verdi e da esperti guidatori, e seguiti da un’ottantina di volontari compirono in un giorno un viaggio di 30 chilometri su mulattiere e sentieri, tra il Monte Bisbino e il Monte Generoso. L’arrivo in tarda serata sugli splendidi pascoli di Pesciò e Squadrina, sopra Orimento, fu un avvenimento emozionante, con tutti i cavalli sani e salvi e senza il minimo incidente di percorso per nessuno.
Lassù i cavalli sono rimasti, muovendosi in libertà tra i verdi pascoli di Squadrina-Pesciò, la piccola bolla sopra Orimento e i grandi prati in pendio sotto le rocce del Baraghetto (vedi galleria fotografica).  Da allora sono nate ancora 2 bellissime puledre che porta a 6 il numero di piccoli nati nel 2010. 
I cavalli si sono trovati benissimo su questi ricchi pascoli e non hanno  accennato minimamente a riprendere la strada del ritorno verso il Bisbino. A fine novembre 2010  sono stati accompagnati al Pian delle Noci,  in un ampio recinto messo a disposizione dal Comune di Lanzo. Lì sono stati foraggiati e accuditi durante tutto l’inverno dai numerosi volontari.

Il 26 marzo 2011 è nata una puledrina di nome Stella, adottata dal comune italiano di Lanzo. Nel corso della visita ai Bisbini del 12 aprile scorso i bambini del comune ticinese di Breggia hanno deciso di adottare pure loro un nascituro scegliendo il nome di Luna. E Luna, nata il giorno di Pasqua, porta sulla fronte una macchia bianca che assomiglia proprio ad una mezza luna. Pochi giorni dopo è nata Aleesha adottata da una signora ticinese. Finalmente l’8 maggio i cavalli del Bisbino sono ritornati sui bellissimi pascoli sotto la cima del Generoso e lì resteranno fino alla fine di ottobre. Ad accompagnarli un centinaio di volontari ticinesi e italiani. Il famoso istruttore Engadinese Urs Heer che già aveva partecipato alla transumanza invernale e le Giacche Verdi a cavallo precedevano e seguivano il branco guidandoli lungo il percorso in sella ai loro cavalli.

Il giorno successivo alla transumanza è nata un’altra bellissima puledrina chiamata ZOE, e pochi giorni dopo è nato un maschietto di nome RUBINO. Entrambi sono stati adottati. I cavalli resteranno sui bellissimi pascoli sotto il Generoso fino a fine ottobre. Nel frattempo i volontari stanno sistemando e pulendo il recinto, montando i ripari e facendo migliorie alle mangiatoie.


La toccante storia dei cavalli del Bisbino appartenenti ad un contadino deceduto 9 anni orsono e sopravvissuti sulla montagna in condizioni a volte molto dure, si è conclusa felicemente anche sotto il profilo legale. Dopo tante vicissitudini i cavalli hanno ora un padrone che si è assunto competenze e responsabilità: L’ASSOCIAZIONE CAVALLI DEL BISBINO ONLUS che conta ormai 300 membri tra ticinesi e italiani.
La preoccupazione principale riguarda ora gli aspetti finanziari. Mantenere i cavalli costa, in special modo per i foraggiamenti invernali, per le infrastrutture, per le visite sanitarie e per le assicurazioni.
Aiuti consistenti da parte delle autorità, delle istituzioni, di altre associazioni e di privati saranno indispensabili per poter dare continuità nel tempo alla nostra azione.


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7 settembre 2012 5 07 /09 /settembre /2012 20:39

 

 

 

 

 

 

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 Il motivo è sicuramente nel gusto particolare che il nostro modo di fare il caffè riesce ad                           esprimere rispetto ad altri caffè fatti con altri sistemi, specialmente nella eccellenza                                 napoletana proverbialmente il modo migliore di fare il caffé.

 

  Senza dubbio è a causa del suo gusto particolare, più intenso e aromatico rispetto ai caffè                          preparati con altre tecniche (per esempio con filtri)Nelle caffettiere, così come nelle macchinette dei bar, si raggiunge infatti una temperatura superiore ai 100 gradi centigradi, condizione ideale per estrarre aroma dalla polvere di caffè.


Nella preparazione dell’espresso si sfrutta cioè un principio fisico per cui, all’aumentare della pressione esercitata sull’acqua, aumenta anche la temperatura di ebollizione. La macchinetta, ideata in Italia, è costruita in modo che, quando l’acqua inizia a bollire, il vapore sviluppato non può sfuggire, ma viene compresso in uno spazio chiuso sopra all’acqua stessa.


In questo modo l’unica possibilità di sfogo per il vapore bollente è quella di salire per il tubicino centrale che porta alla polvere del caffè. Questa, soprattutto se compressa in modo opportuno, oppone un’ulteriore resistenza con il risultato di far aumentare la pressione del vapore che la preme.

 

E di nuovo, all’aumento della pressione, aumenta anche la temperatura di ebollizione, così, quando il vapore riesce a filtrare attraverso la polvere di caffè, prima di ricondensarsi, ha una temperatura di circa 120 - 130 gradi.L’origine del termine “espresso” è incerta, ma forse deriva proprio dal procedimento di preparazione e cioè dai termini extra e pressione.

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6 settembre 2012 4 06 /09 /settembre /2012 09:39

Esattamente 35 anni fa come oggi, dalla base di lancio di Cape Canaveral partiva la missione Voyager 1. La sonda gemella, Voyager 2, era partita qualche giorno prima, il 20 agosto. Fu un progetto estremamente impegnativo perché si voleva sfruttare una situazione planetaria molto rara, quella che vedeva più o meno tutti i grandi pianeti esterni (quelli giganti e gassosi) allineati e quindi li si poteva sorvolare da vicino. Fu questo il motivo che portò la Nasa a costruire non una bensì due sonde simili e a lanciarle nel giro di pochi giorni. 

 

Voyager 1 aveva come obiettivo quello di sorvolare Giove, Saturno per poi andare oltre, al di là del sistema solare. Dopo due anni di volo arrivò, come previsto, a sorvolare Giove e per un paio di mesi lo fotografò con insistenza insieme ai suoi satelliti principali. Le scoperte furono sorprendenti. In particolare osservò per la prima volta dei vulcani attivi su Io, uno dei quattro satelliti scoperti da Galileo Galilei, vulcani che emettono zolfo. 

Nel 1980 Voyager 1 arrivò a Saturno avvicinandosi fino a 120.000 km. La sonda si dedicò in particolare allo studio degli anelli e per la prima volta fotografò da vicino il misterioso Titano, un satellite avvolto da una densa atmosfera. A quel punto Voyager si sarebbe anche potuto spegnere, perché la missione era terminata. Ma incredibilmente per i tecnici della Nasa essa ha continuato a rilevare l’ambiente attorno a sé e ad inviare a Terra i dati raccolti. 
E continua a farlo ancora oggi con un computer di bordo che ha una potenza 100.000 volte inferiore agli attuali iPad. Gli strumenti ancora attivi lo sono grazie al generatore termonucleare che si trova a bordo della sonda e che produrrà energia fino al 2025.

Dove si trovano le due sonde? Voyager 1 è ormai nell'eliopausa, ai confini del nostro sistema solare.
Dove si trovano le due sonde? Voyager 1 è ormai nell'eliopausa, ai confini del nostro sistema solare.
Ai confini del sistema solare

Negli ultimi mesi la sonda sembra aver raggiunto i confini del sistema solare, in quanto la velocità del “vento solare”, ossia le particelle emesse dal Sole, è sceso quasi a zero, mentre si fanno sentire sempre più intensamente le radiazioni cosmiche, ossia quelle che provengono da altre stelle della nostra galassia. 
La linea di confine ovviamente, non è qualcosa di netto e preciso, ma una fascia che solo quando la Voyager l’avrà superata totalmente sapremo quanto è spessa. 
Sta di fatto che in questi giorni la sonda, che viaggia a circa 17 chilometri al secondo (61.200 chilometri all’ora) si trova a 16,8 ore-luce dal Sole, ossia una distanza tale per cui un segnale emesso da Voyager impega quasi 17 ore per raggiungere la nostra stella e anche la Terra, che in chilometri corrisponde a circa 18,2 miliardi di chilometri.

Messaggio per gli alieni

E poi? Se continuerà a funzionare come oggi nel 2014 ci invierà dati dello spazio interstellare, perché lo avrà sicuramente raggiunto, e potrebbe continuare ad inviare dati fino al 2016, quando la vita di un giroscopio che mantiene orientata l’antenna verso Terra avrà termine. 
Ma Voyager continuerà a vivere e tra 40.000 anni passerà a 1,6 anni luce dalla stella AC+793888. Difficile che, anche se vi fosse un pianeta abitato, qualcuno se ne accorgerà. 
Ma se mai dovesse succedere e venisse catturata da una società aliena a bordo vi è un disco di rame placcato d’oro che, se mai potesse essere decodificato (sulla Terra oggi sarebbe difficile farlo, perché non abbiamo più lettori di quel genere di registrazioni) permetterebbe di rilevare com’è la vita sulla Terra con i suoi suoni e i suoi paesaggi e non ultimo l’uomo. Ma noi non ci saremo…

 

 

 

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4 settembre 2012 2 04 /09 /settembre /2012 14:09

 


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I primi testimoni dell'evento sono stati dei pescatori che hanno riferito di aver visto fontane di lava innalzarsi sino a 20 - 30 metri d'altezza. D'altro canto si erano già verificate eruzioni vulcaniche sulla spaccatura del Mar Rosso e nelle regioni adiacenti, quindi non sono insolite. Ma la lontananza dai luohi abitati impedisce la loro osservazione.

 

L’eruzione questa volta ha avuto luogo in corrispondenza di un gruppo di isole Jebel Zubair, Rugged island e Saba o Haycock, che formano un piccolo arcipelago 50 km a ovest di Salif, una città costiera dello Yemen. Le isole appartengono a un vulcano a scudo attivo per lo più sommerso, situato sull’asse della spaccatura del Mar Rosso, il quale fa parte della Great Rift Valley. Si tratta di un’enorme crepa della crosta terrestre provocata dall’allontanamento tra il continente africano e quello asiatico, che dà luogo a fenomeni di vulcanismo su un arco di circa 5.000 km, e ad un parziale sprofondamento della fossa sotto il livello del mare.

 

L'mmagine ad alta risoluzione ottenuta il 23 dicembre 2011 ripresa da satellite della Nasa EO-01 nella zona del Mar Rosso in cui poco tempo fa si è verificata una eruzione che ha dato origine ad una nuova isola che gli scienziati si ripromettono presto di esplorarla.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 


 

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1 settembre 2012 6 01 /09 /settembre /2012 13:01

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Ho avuto modo di vivere per qualche giorno a casa di un mio amico nella campagna della maremma toscana.

Egli aveva un cane da caccia, o meglio non era solo un cane da caccia, ma molto di più, era una femmina di 3 anni di nome Pimpa ma dalle doti straordinarie che dopo anni la ricordo ancora con affetto. Siamo usciti a caccia insieme, ma senza armi.

Era un bracco italiano che è un cane dal carattere dolce e affettuoso a cui piace molto scherzare e ricevere coccole specie dai bambini. Con lui i bimbi non corrono alcun pericolo perché ha un alto senso protettivo e sociale. Basta una sola volta in cui viene accarezzato e si ricorda per sempre di quella mano tesa verso di lui in modo amichevole, mi raccontava il mio amico che aveva due bambini in tenera età e lo aveva scelto per questo, nonché femmina per il suo istinto di mamma.

La sua caratteristica è il classico trotterellare caracollando, tipico della sua razza. Ha bisogno di grandi spazi e diventa instancabile nella corsa. Il suo fiuto è eccezionale nello scovare le prede ed il riporto, senza mai infierire sulla selvaggina ferita, ma semplicemente prendendola in bocca e consegnandola al padrone. In giro nei boschi, spesso trova uccellini caduti dai nidi e li consegna intatti.

Ha una costituzione fisica robusta dall'aspetto armonioso e elegante, di taglia media, alto circa 60-70 cm. Vigoroso, forte, fiero e coraggioso, durante il Rinascimento era spesso impiegato dai nobili per scovare selvaggina di grossa taglia (orsi, cervi, daini), ma non li attaccava, il suo compito era quello di segnalare la preda con l'abbaiare furioso. E veramente un cane 'operaio'.

Il bracco italiano, con il suo mantello maculato, si mimetizza bene con l'ambiente. Se si ferma nel bosco è difficile notare la sua presenza, ma la sua velocità è sorprendente, quasi da levriero. Il suo sguardo è dolce è un po malinconico.

Il bracco è un cane che sa farsi amare per la dolcezza del suo carattere, ma non è adatto a star chiuso in un appartamento in città, soffrirebbe troppo per lo spirito avventuroso che lo caratterizza. Recentemente è stato istituito un allevamento di questi esemplari in Africa ove vengono addestrati per la caccia ai bracconieri di elefanti che vanno in cerca di avorio.

E uno spettacolo vederlo correre nei prati, giocare con i bambini , rincorrere una palla, all'aperto, è in continuo movimento, una vera forza della natura. L'ideale per lui sarebbe una casa in campagna.

Vi sono migliaia di testimonianze di chi ha avuto la fortuna di possedere un esemplare di bracco, ed un noto cinofilo e allevatore di migliaia questi cani, Renato Tosi, non ha esitato a definirlo 'cane gentiluomo', senza dimenticare la generosità dimostrata nel suo lavoro.
la presente recensione è presente anche sul mio blog lalchimista.over-blog.it
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29 agosto 2012 3 29 /08 /agosto /2012 20:43

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Il nostro naso è dotato di speciali sensori che rilevano la presenza dei corpi estranei che a volte respiriamo. Questi sensori sono le ciglia - minuscole palette simili ai capelli - che muovendosi all’interno delle narici permettono l’espulsione delle sostanze irritanti. Questo processo è “costantemente al minimo, in prima”, con le ciglia pronte ad entrare in azione in caso di necessità, spiega il coautore dello studio Noam Cohen, otorinolaringoiatra presso l'Università della Pennsylvania e il VA Philadelphia Medical Center.

Lo studio ha scoperto che l'esplosione di aria prodotta da uno starnuto non solo ripulisce le cavità nasali ma scatena le ciglia che iniziano a muoversi velocemente per almeno un paio di minuti, continua Cohen. In questo senso, uno starnuto opera come un vero e proprio "ripristino del sistema, simile a Control-Alt-Canc su un PC”.

La ricerca evidenzia “il valore di un organo spesso sottovalutato, il naso, soprattutto per la sua capacità di mantenerci sani”, aggiunge Stella Lee, un’otorinolaringoiatra dell’Università di Pittsburgh.

Starnuto scomposto

 
Le ciglia - che osservate al microscopio ricordano “un 

tappetino peloso in continuo movimento” - espellono le sostanze potenzialmente dannose fuori dai nostri polmoni attraverso le narici, o attraverso la gola verso lo stomaco dove gli acidi gastrici eliminano ogni particelle nociva, spiega Lee. Per muoversi le ciglia hanno bisogno del muco che viene prodotto in quantità dal nostro naso, quasi un litro al giorno. Le persone affette da sinusite, o da malattie genetiche gravi come la fibrosi cistica, hanno però serie difficoltà liberarsi dal muco, anche se starnutiscono molto.


Quest’apparente contraddizione ha spinto Cohen e i suoi colleghi a domandarsi quale ruolo abbiano gli starnuti nella rimozione del muco, e se questa capacità sia in qualche modo compromessa nelle persone affette da sinusite. I ricercatori hanno quindi studiato delle cellule prelevate dalle narici di pazienti sani e malati. Le cellule sono state coltivate in laboratorio per settimane fino a quando hanno formato lo stesso rivestimento che si trova all’interno delle nostre cavità nasali.

Gli scienziati hanno poi soffiato dell’aria sul rivestimento ricreando una specie di “starnuto in vitro” e “con facilità abbiamo potuto dimostrato la nostra ipotesi. Se si soffia aria su queste cellule infatti, le ciglia si agitano più velocemente", ha spiegato Cohen, mentre soffiando sul tessuto generato dalle cellule prelevati dai pazienti affetti di sinusite, le ciglia non si muovono più rapidamente. “Penso che quando i pazienti con sinusite starnutiscono, la risposta delle loro ciglia non è la stessa delle persone sane”, e sono forse l'infiammazione cronica o le tossine presenti nelle sinusiti batteriche a impedire il corretto funzionamento delle ciglia.

Una speranza per i malati di sinusite cronica


Il passo successivo di Cohen è stato chiedersi come trasferire i risultati dello studio in una terapia efficace. Si potrebbero per esempio sviluppare spray nasali o altri trattamenti topici per stimolare il movimento delle ciglia nei pazienti malati. Secondo Stella Lee, lo studio ha un “buon potenziale a livello terapeutico”. Ancora oggi infatti non esiste un “trattamento efficace” per la sinusite cronica, patologia che, negli Stati Uniti, colpisce circa 15 milioni di persone. I pazienti di solito vengono sottoposti a trattamenti chirurgici per alleviarne i sintomi, che possono includere congestione, olfatto e gusto ridotti, dolore e gonfiore al viso.

"Se saremo in grado di trovare qualcosa che possa curare questa malattia", aggiunge Cohen, "questo avrà un incredibile risvolto positivo"

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28 agosto 2012 2 28 /08 /agosto /2012 20:49

<center><div class="ebuzzing_box"><script type="text/javascript" src="http://player.ebuzzing.com/player_blog/player.php?parametre=736081"></script><a href="http://www.ebuzzing.it" rel="nofollow" class="wikio-widget-ebmini" >Viral video by ebuzzing</a><script type="text/javascript" src="http://player.ebuzzing.com/player_blog/js/mini_share.php" charset="utf-8"></script></div></center>

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Présentation

  • : Blog di lalchimista
  • : Sono poeta,scrittore e saggista,esperto in tappetologia,quindi questo spazio sarà dedicato a queste mie passioni,chi ama la paesia o i tappeti orientali troverà tanti consigli utili e la consulenza gratuita per i vostri tappeti perchè sono convinto che chi è in possesso di conoscenze tecnico-scientifiche le deve mettere a disposizione di tutti,altrimenti è come se non fossi mai vissuto una volta morto. Sono reperibile su flyngcarpet@hotmail.it
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