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20 luglio 2016 3 20 /07 /luglio /2016 15:35

Magia, mitologia, misteri, maledizioni. L’isola di Dino, la più grande delle due isole della Calabria, sorge di fronte a Praia a Mare, in provincia di Cosenza. Chi ammira la fascia costiera calabrese dalla sua vetta, tra le primule di Palinuro, le piante rare, il mirto ed i rapaci, viene colpito da bellezza e terrore. Sentimenti che si sposano bene con le due principali teorie riguardanti il nome dell’isola, di origine chiaramente magnogreco.
C’è chi dice che derivi dal tempio (aedina) costruito dai naviganti in onore a Venere, in virtù del meraviglioso effetto che suscitano le acque del Tirreno battendo sulle sue pareti. C’è chi, invece, pensa che provenga dalla parola greca dine, ovvero tempesta, bufera, per le frequenti mareggiate che storicamente hanno sempre insidiato i pescatori.
Un dolce ossimoro, che si rivive visitando due tra le sue principali grotte marine, la grotta del Leone e la grotta Azzurra. Quest’ultima teatro dell’ultimo record realizzato dal campione del mondo di apnea Simone Arrigoni, durante la scorsa edizione dei Giochi del Mare, che è riuscito ad attraversarla tra mille difficoltà con un mare proibitivo a causa della risacca e delle correnti.
L’isola di Dino è stata teatro di battaglie, assalti ed incursioni. Basta una veloce panoramica per comprendere quanto la sua posizione fosse strategica per monitorare le minacce dei pirati, così come dimostra la torre per gli avvistamenti, di origine normanna, costruita sul frontone.
Potrebbe essere il naturale set per un remake di “Cast Away”, la straordinaria pellicola in cui il naufrago Tom Hanks si ritrova a trascorrere quattro anni su un’isola deserta e, dopo la disperazione dei primi periodi ed il ricorrente pensiero di farla finita, riesce a sopravvivere ed a trovare il modo di tornare a casa. Solo uno, tra i mille pensieri suscitati dall’isola.
Negli anni 60 questo splendido sito di 50 ettari, con altitudine massima di 100 metri, venne notato dall’avvocato Gianni Agnelli che, immaginando di poterlo rendere una perla turistica internazionale, lo acquistò per 50 milioni di lire. Vennero costruiti un pontile di attracco con la parte alta, oltre che villette, boungalow e ristoranti. Negli anni l’isola di Dino passò a varie società e, nel frattempo, venne dichiarata “sito di interesse comunitario”.
Oggi l’amministrazione di questo splendido luogo è passata all’Isola di Dino Club di Matteo Cassiano, giovanissimo imprenditore praiese, animato da passione e amore per sua terra, che ne è diventato amministratore unico ed ha avviato, da zero, un percorso per la sua valorizzazione. “Il mio obiettivo è quello di dare nuova linfa all’isola di Dino e renderla uno dei vessilli della Calabria – afferma Matteo Cassiano – per la sua storia, per la sua bellezza, per ciò cha ha rappresentato e per le potenzialità ancora inespresse che la contraddistinguono. Ho avviato un percorso che, in primis, faccia conoscere questa realtà a tutti i calabresi, a quelli che vivono nella regione ed a chi risiede all’estero”. Il ventottenne calabrese ha un sogno molto ambizioso: “Credo si possano creare le condizioni, passo dopo passo, lavorando negli anni, per rendere l’isola di Dino un fiore all’occhiello del turismo mondiale. Il mio auspicio – conclude Cassiano – è di essere accompagnato in questo percorso da tutti i miei corregionali”.

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  • : Sono poeta,scrittore e saggista,esperto in tappetologia,quindi questo spazio sarà dedicato a queste mie passioni,chi ama la paesia o i tappeti orientali troverà tanti consigli utili e la consulenza gratuita per i vostri tappeti perchè sono convinto che chi è in possesso di conoscenze tecnico-scientifiche le deve mettere a disposizione di tutti,altrimenti è come se non fossi mai vissuto una volta morto. Sono reperibile su flyngcarpet@hotmail.it
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