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29 aprile 2016 5 29 /04 /aprile /2016 10:42
Basta poco, è semplice e naturale da fare ma ottimo da mangiare!

Basta poco, è semplice e naturale da fare ma ottimo da mangiare!

Non c’è nulla di più brutto che servire un ottimo pranzo o una cena e avere del pane da supermercato o comunque di basso livello. Naturalmente ci sono panifici e fornerie ottime, ma se vogliamo fare qualcosa di veramente personale che ben pochi hanno la capacità di mettere in pratica il pane fatto in casa deve essere nelle nostre prerogative. Ovvio, fare il pane non è cosa da poco, è un’operazione piuttosto complessa che senza un minimo di accortezza avremo come risultato un prodotto estremamente scarso, e in tal caso il pane del supermercato sarà una scelta obbligata.

Pensate al piacere nel servire a tavola dell’arrosto o una pasta, un risotto fatto da noi e accompagnarlo con dei bocconcini di pane fresco appena sfornato e qualche grissino. Non pensate sia una cosa notevole?

Il pane fatto in casa necessita di alcune attenzioni che rispetto ad altre ricette, in cui tutto sommato si può correggere un errore, sono basilari. Anzi, nel pane fatto in casa la lievitazione è il pane stesso, senza di essa non avremo il pane, o meglio, non si chiamerebbe così.

C’è pane e pane fatto in casa

Cito la nota pubblicità a mò di scusa, anche se a differenza sua effettivamente c’è differenza tra pane e pane e il pane fatto in casa sarà completamente diverso rispetto a quello di un panificio. Questo per vari aspetti: l’odore di forno, l’odore di pane che ci accoglie in forneria naturalmente sarà molto simile, forse ancora più naturale, più caldo. Ma quale pane scegliere? A mio parere un pane da cena elegante, un pane pensato soprattutto per stupire gli ospiti dev’essere di dimensioni modeste, piccole, e deve avere quindi un bell’aspetto. Andremo quindi a scegliere un formato di pane tipo bocconcini, piccole baguette, ciabatte e grissini.
Questo sia per questioni estetiche (è più elegante avere a tavola un paniere con diverse forme di pane di piccole dimensioni) che per questione pratiche (non si avrà l’inconveniente di chi gradisce solamente mezzo panino) e ovviamente questo formato è molto comodo se decidessimo di congelarne la parte in eccesso per i giorni seguenti; il pane di piccole dimensioni impiega molto meno tempo a congelarsi rispetto ad un pane di medie-grosse dimensioni. Avremo un risultato migliore mettendo il pane in eccedenza sottovuoto e solo successivamente congelarlo. Ogni volta che vorremo avremo del pane fresco fatto in casa, basterà togliere dal freezer il pane, lasciarlo qualche minuto coperto con un panno umido e successivamente lo metteremo in forno per una decina di minuti, giusto il tempo di scongelarsi e scaldarsi leggermente.
L’umidità contenuta nel panno entrerà nel pane stesso e avremo un prodotto decisamente più morbido e fresco; questa tecnica possiamo utilizzarla anche per il pane vecchio di un giorno o due.

Cosa serve per fare il pane fatto in casa

Il pane fatto in casa ha bisogno in sostanza di pochissimi ingredienti: acqua, farina, olio, sale e lievito. Pochissimi ingredienti ma tantissima lavorazione e pazienza. In questo caso consiglio un grasso per avere un pane decisamente più profumato, fragrante e appetibile. Consiglio anche l’utilizzo di un buon olio extravergine d’oliva, fa una grande differenza rispetto ad un pane senza olio e senza grasso in generale. Logicamente gli ingredienti che andremo a scegliere, il tipo di farina, lievito, e olio devono essere di alta qualità. Un pane fatto in casa con prodotti scadenti è ben visibile e noi vogliamo fare bella figura, non il contrario. Trattandosi di un prodotto che prepariamo esclusivamente per fare qualcosa di personale, il pane fatto in casa deve venire perfettamente e deve piacere. Consiglio l’utilizzo di un olio toscano, dà un sapore più forte e deciso, inoltre ne esalta le caratteristiche.

Lievitazione del pane fatto in casa

Il pane per venire bene ha bisogno solamente di una cosa, la lievitazione. Non è un processo banale in cui basta far riposare la pasta, si gonfia, ed è pronta. Stiamo parlando di un vero e proprio processo chimico che va preparato seguendo indicazioni ben precise. Il lievito di birra è composto principalmente da funghi, questo va a decomporre lo zucchero contenuto nella farina e l’amido stesso.
Quest’ultimi vengono trasformati in anidride carbonica ed etanolo. Quando si mette a lievitare del pane fatto in casa bisogna cercare di mantenerlo ad una temperatura costante di 35 gradi centigradi (ma naturalmente varia in funzione del tempo necessario alla lievitazione) così far aumentare di volume l’anidride carbonica andando a formare quelle sacche che creano la struttura della mollica. Più questa lavorazione, più questo accorgimento sarà preciso, più avremo una mollica soffice e con alveoli grandi.
Un pane fatto in casa ha bisogno di un farina forte (alta quantità di glutine) per lievitare ed è consigliato solitamente utilizzare una farina Manitoba o di forza superiore a 300w.
Se dovessimo decidere per una farina media perchè il tipo di pane scelto non necessita di una lievitazione prolungata (come per esempio i bocconcini di pane) allora andremo su una farina di forza media (160-250w circa) altrimenti per certi dolci che non hanno bisogno di una lievitazione basta una farina debole (minore di 160w).
Questi dati sono fondamentali nella panificazione, e un errore nella scelta della farina sarà determinante nel risultato finale.
Molto spesso la forza della farina non è specificata sulla confezione, questo però essendo un mix di farine non si avrebbe un dato esatto; per fare il pane o preparazioni complesse meglio comprare il pane in panetteria così da andare sul sicuro.
Un pane fatto in casa ha tempi di lievitazione molto diversi, cambia generalmente dalla grandezza del pane stesso e da quanto lo vogliamo soffice e morbido. Si andrà da una mezz’oretta per panini piccoli, a oltre qualche ora per preparazioni complesse, focacce o pani che necessitano di uno sviluppo della maglia del glutine molto prolungata.

Come si unisono i vari ingredienti

Una volta che avremo preparato i nostri ingredienti uniremo la farina, l’acqua e l’olio inizialmente, e solo successivamente il lievito di birra e il sale. Questo perchè il sale essendo idrofobo tende a rompere l’impasto e quindi va unito solamente quando avremo un impasto ben definito. Il lievito di birra invece (naturalmente sciolto in una quantità di acqua) va unito verso metà preparazione dell’impasto proprio per aiutarlo ad iniziare la lievitazione e ovviamente per non surriscaldarlo, cosa che nella lievitazione farà si di avere un processo contrario a quello voluto.

Lavorazione della gabbia del glutine nel pane fatto in casa

La lavorazione dell’impasto va effettuata secondo certi criteri quasi tecnici, non che sia una scienza ovvio, ma non si può certo impastare come si vuole. Il metodo giusto è premere con il palmo della mano in mezzo all’impasto, piegare la parte superiore verso l’interno e far fare un quarto di giro dell’impasto verso destra o sinistra. Procedendo in questo modo per un certo tempo avremo il nostro impasto liscio e con una maglia glutinica ben sviluppata.
Quando avremo un impasto liscio e ben sviluppato senza grumi o altre imperfezioni allora si potrà far riposare o dividerlo in panini e lasciarli lievitare. Calcoliamo bene il luogo di lievitazione del pane, dove lo poniamo; consiglio un luogo non umido e piuttosto caldo, magari in alto in cucina sopra il fornello dove stiamo preparando altri piatti; lo copriremo con un panno umido per non far seccare la parte esterna dell’impasto.
Attenzione che con troppo calore avremo l’effetto opposto!

E’ difficile che la prima volta che proviamo a fare il pane ci venga in modo perfetto, non lo escludo, ma come molti piatti complessi necessita di un certo “perfezionamento” che richiede tempo e costanza. Magari proviamo a fare il pane per noi stessi e per la famiglia e quando saremo pronti potremo offrirlo anche ai nostri ospiti. Posterò qualche ricetta ma se volete approfondire la panificazione vi rimando a questo sito a mio avviso ottimo.

Non c’è nulla di più brutto che servire un ottimo pranzo o una cena e avere del pane da supermercato o comunque di basso livello. Naturalmente ci sono panifici e fornerie ottime, ma se vogliamo fare qualcosa di veramente personale che ben pochi hanno la capacità di mettere in pratica il pane fatto in casa dev’essere nelle nostre prerogative. Ovvio, fare il pane non è cosa da poco, è un’operazione piuttosto complessa che senza un minimo di accortezza avremo come risultato un prodotto estremamente scarso, e in tal caso il pane del supermercato sarà una scelta obbligata.

Pensate al piacere nel servire a tavola dell’arrosto o una pasta, un risotto fatto da noi e accompagnarlo con dei bocconcini di pane fresco appena sfornato e qualche grissino. Non pensate sia una cosa notevole?

Il pane fatto in casa necessita di alcune attenzioni che rispetto ad altre ricette, in cui tutto sommato si può correggere un errore, sono basilari. Anzi, nel pane fatto in casa la lievitazione è il pane stesso, senza di essa non avremo il pane, o meglio, non si chiamerebbe così.

C’è pane e pane fatto in casa

Cito la nota pubblicità a mò di scusa, anche se a differenza sua effettivamente c’è differenza tra pane e pane e il pane fatto in casa sarà completamente diverso rispetto a quello di un panificio. Questo per vari aspetti: l’odore di forno, l’odore di pane che ci accoglie in forneria naturalmente sarà molto simile, forse ancora più naturale, più caldo. Ma quale pane scegliere? A mio parere un pane da cena elegante, un pane pensato soprattutto per stupire gli ospiti dev’essere di dimensioni modeste, piccole, e deve avere quindi un bell’aspetto. Andremo quindi a scegliere un formato di pane tipo bocconcini, piccole baguette, ciabatte e grissini.
Questo sia per questioni estetiche (è più elegante avere a tavola un paniere con diverse forme di pane di piccole dimensioni) che per questione pratiche (non si avrà l’inconveniente di chi gradisce solamente mezzo panino) e ovviamente questo formato è molto comodo se decidessimo di congelarne la parte in eccesso per i giorni seguenti; il pane di piccole dimensioni impiega molto meno tempo a congelarsi rispetto ad un pane di medie-grosse dimensioni. Avremo un risultato migliore mettendo il pane in eccedenza sottovuoto e solo successivamente congelarlo. Ogni volta che vorremo avremo del pane fresco fatto in casa, basterà togliere dal freezer il pane, lasciarlo qualche minuto coperto con un panno umido e successivamente lo metteremo in forno per una decina di minuti, giusto il tempo di scongelarsi e scaldarsi leggermente.
L’umidità contenuta nel panno entrerà nel pane stesso e avremo un prodotto decisamente più morbido e fresco; questa tecnica possiamo utilizzarla anche per il pane vecchio di un giorno o due.

Cosa serve per fare il pane fatto in casa

Il pane fatto in casa ha bisogno in sostanza di pochissimi ingredienti: acqua, farina, olio, sale e lievito. Pochissimi ingredienti ma tantissima lavorazione e pazienza. In questo caso consiglio un grasso per avere un pane decisamente più profumato, fragrante e appetibile. Consiglio anche l’utilizzo di un buon olio extravergine d’oliva, fa una grande differenza rispetto ad un pane senza olio e senza grasso in generale. Logicamente gli ingredienti che andremo a scegliere, il tipo di farina, lievito, e olio devono essere di alta qualità. Un pane fatto in casa con prodotti scadenti è ben visibile e noi vogliamo fare bella figura, non il contrario. Trattandosi di un prodotto che prepariamo esclusivamente per fare qualcosa di personale, il pane fatto in casa deve venire perfettamente e deve piacere. Consiglio l’utilizzo di un olio toscano, dà un sapore più forte e deciso, inoltre ne esalta le caratteristiche.

Lievitazione del pane fatto in casa

Il pane per venire bene ha bisogno solamente di una cosa, la lievitazione. Non è un processo banale in cui basta far riposare la pasta, si gonfia, ed è pronta. Stiamo parlando di un vero e proprio processo chimico che va preparato seguendo indicazioni ben precise. Il lievito di birra è composto principalmente da funghi, questo va a decomporre lo zucchero contenuto nella farina e l’amido stesso.
Quest’ultimi vengono trasformati in anidride carbonica ed etanolo. Quando si mette a lievitare del pane fatto in casa bisogna cercare di mantenerlo ad una temperatura costante di 35 gradi centigradi (ma naturalmente varia in funzione del tempo necessario alla lievitazione) così far aumentare di volume l’anidride carbonica andando a formare quelle sacche che creano la struttura della mollica. Più questa lavorazione, più questo accorgimento sarà preciso, più avremo una mollica soffice e con alveoli grandi.
Un pane fatto in casa ha bisogno di un farina forte (alta quantità di glutine) per lievitare ed è consigliato solitamente utilizzare una farina Manitoba o di forza superiore a 300w.
Se dovessimo decidere per una farina media perchè il tipo di pane scelto non necessita di una lievitazione prolungata (come per esempio i bocconcini di pane) allora andremo su una farina di forza media (160-250w circa) altrimenti per certi dolci che non hanno bisogno di una lievitazione basta una farina debole (minore di 160w).
Questi dati sono fondamentali nella panificazione, e un errore nella scelta della farina sarà determinante nel risultato finale.
Molto spesso la forza della farina non è specificata sulla confezione, questo però essendo un mix di farine non si avrebbe un dato esatto; per fare il pane o preparazioni complesse meglio comprare il pane in panetteria così da andare sul sicuro.
Un pane fatto in casa ha tempi di lievitazione molto diversi, cambia generalmente dalla grandezza del pane stesso e da quanto lo vogliamo soffice e morbido. Si andrà da una mezz’oretta per panini piccoli, a oltre qualche ora per preparazioni complesse, focacce o pani che necessitano di uno sviluppo della maglia del glutine molto prolungata.

Come si unisono i vari ingredienti

Una volta che avremo preparato i nostri ingredienti uniremo la farina, l’acqua e l’olio inizialmente, e solo successivamente il lievito di birra e il sale. Questo perchè il sale essendo idrofobo tende a rompere l’impasto e quindi va unito solamente quando avremo un impasto ben definito. Il lievito di birra invece (naturalmente sciolto in una quantità di acqua) va unito verso metà preparazione dell’impasto proprio per aiutarlo ad iniziare la lievitazione e ovviamente per non surriscaldarlo, cosa che nella lievitazione farà si di avere un processo contrario a quello voluto.

Lavorazione della gabbia del glutine nel pane fatto in casa

La lavorazione dell’impasto va effettuata secondo certi criteri quasi tecnici, non che sia una scienza ovvio, ma non si può certo impastare come si vuole. Il metodo giusto è premere con il palmo della mano in mezzo all’impasto, piegare la parte superiore verso l’interno e far fare un quarto di giro dell’impasto verso destra o sinistra. Procedendo in questo modo per un certo tempo avremo il nostro impasto liscio e con una maglia glutinica ben sviluppata.
Quando avremo un impasto liscio e ben sviluppato senza grumi o altre imperfezioni allora si potrà far riposare o dividerlo in panini e lasciarli lievitare. Calcoliamo bene il luogo di lievitazione del pane, dove lo poniamo; consiglio un luogo non umido e piuttosto caldo, magari in alto in cucina sopra il fornello dove stiamo preparando altri piatti; lo copriremo con un panno umido per non far seccare la parte esterna dell’impasto.
Attenzione che con troppo calore avremo l’effetto opposto!

E’ difficile che la prima volta che proviamo a fare il pane ci venga in modo perfetto, non lo escludo, ma come molti piatti complessi necessita di un certo “perfezionamento” che richiede tempo e costanza. Magari proviamo a fare il pane per noi stessi e per la famiglia e quando saremo pronti potremo offrirlo anche ai nostri ospiti. Posterò qualche ricetta ma se volete approfondire la panificazione vi rimando a questo sito a mio avviso ottimo.

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18 aprile 2016 1 18 /04 /aprile /2016 12:33
Una delizia della natura!

Una delizia della natura!

Coltivare l’erba cipollina è facile e se dovessi consigliare a un principiante che vuolecoltivare aromatiche quale scegliere gli consiglierei di coltivare l’erba cipollina.

Questa aromatica è utile in cucina, ornamentale quando fiorisce e di sviluppo contenuto sta bene anche in vaso quindi è dotata di numerose virtù.

Prima di spiegare come coltivare l’erba cipollina voglio fare un po’ di ordine e iniziare col narrare delle sue origini.

Origini misteriose per questa pianta dal sapore di cipolla

Non si conosce l’esatta origine dell’erba cipollina.

Si crede sia originaria dell’Asia centrale, ancora oggi cresce spontanea in molte zone d’Europa, in Siberia e in tutto il Nord America.

In Italia è raro trovarla in natura la si può trovare nelle Alpi e negli Appennini settentrionali.

Coltivare l’erba cipollina era già in auge presso gli antichi Cinesi che l’impiegavano sia in medicina che in cucina.

In Cina si sono trovati reperti datati 3000 anni a.C.

Si sa dallo storico romano Plinio che i Romani apprezzavano l’erba cipollina e la conoscevano così come i Greci antichi che gustavano le sue aromatiche foglie.

Tuttavia non si sa se preferivano coltivare l’erba cipollina oppure avvalersi della sua forma selvatica.

Notizie più precise sul coltivare le aromatiche con particolare riferimento alcoltivare l’erba cipollina si hanno da 1500 in poi.

Infatti è nel Medioevo che si hanno notizie più certe sulla coltivazione di questa aromatica.

Coltivare l’erba cipollina era pratica diffusa negli orti dei conventi dove veniva usata come bordura per scacciare gli insetti dalle altre colture.

Inoltre era spesso usata nei piatti a causa del suo sapore intenso che assomiglia a quello della cipolla.

Per lungo tempo si è creduto che coltivare l’erba cipollina e poi appenderne alcuni mazzi intorno alla casa avrebbe tenuto lontane le forze maligne.

Oggi questa aromatica è coltivata a livello mondiale in tutte le regioni fresche e umide, molto usata in Cina, nell’America del Nord e nell’Europa del Nord dove è molto popolare.

Coltivare l’erba cipollina è possibile anche in Italia ma la sua coltivazione non è così comune come lo è nei paesi del Nord Europa.

Descrizione di questa aromatica perenne

L’erba cipollina appartiene al genere Allium e il suo nome scientifico gli fu dato da Carl von Linnè, biologo svedese considerato il padre della moderna classificazione scientifica, a metà del 1700.

Venne chiamata Allium schoenoprasum unendo due parole greche schoinos, che significa canne intrecciate o corde fatte di giunco, con riferimento alle sue foglie cave e sottili, mentre prasòn significa porro per la somiglianza che questa aromatica ha con i porri.

Per quanto riguarda il suo aspetto l’erba cipollina si presenta come una pianta perenne che forma cespi molto fitti, alti circa una trentina di cm.

Le sue foglie che formano la sua bellezza sono fitte, sottili, cilindriche, cave e di un bel colore glauco che risalta in speciale modo se vuoi coltivare l’erba cipollina in vaso.

Coltivare l’erba cipollina significa anche godere della sua fioritura infatti questa aromatica fiorisce da fine maggio a tutto giugno con infiorescenze a forma di ombrelle composte da piccoli fiori color malva, più raramente bianco rosati.

Anche se la fioritura di questa aromatica è una fioritura che si può senza dubbio indicare come ornamentale, se vuoi coltivare l’erba cipollinaper impiegare le sue foglie in cucina è meglio togliere i suoi fiori perché la fioritura debilita la pianta.

I suoi fiori vengono impollinati dagli insetti e si trasformano in frutti di colore nero che si presentano come delle capsule con forma leggermente triangolare.

Coltivazione, moltiplicazione e potatura

Coltivare l’erba cipollina come ho già detto è proprio semplice.

Se ancora non ti sei munita di un cespo di questa pianta aromatica corri ai ripari e appena arriva la primavera acquista per pochi euro una piantina di erba cipollina.

Se poi hai la fortuna di conoscere qualche appassionato orticoltore fatti dare una piccola parte del cespo della sua erba cipollina.

Inizierai così a coltivare l’erba cipollina senza spendere perché basta una piccola porzione di cespo con le radici per moltiplicarla.

E’ pianta versatile e di non molto ingombro, la puoi mettere dove meglio credi basta che la posizione sia assolata almeno per mezza giornata e lei crescerà rigogliosa.

Il terreno che preferisce è quello fertile e morbido, leggermente umido ma non bagnato.

L’erba cipollina non ama la terra eccessivamente secca e se coltivare le aromatiche significa spesso scarseggiare con l’acqua questo non vale se vuoicoltivare l’erba cipollina al meglio.

Se durante i periodi caldi dell’estate la annaffierai te ne sarà grata e rimarrà rigogliosa e verde.

Se ogni anno arricchisci con del concime organico o compost ben maturo il terreno attorno ai cespi, questi durano diversi anni prima che sia necessario dividerli.

Se invece vuoi coltivare l’erba cipollina in più esemplari allora puoi dividere il cespo ogni 3-4 anni, dividendolo in mazzetti di almeno 20 o 30 foglie, così facendo si genererà un altro cespo identico alla pianta madre.

Se invece vuoi piantarne i semi è possibile farlo ma tieni presente che le piante non saranno uguali alla pianta madre, ci potrà essere variabilità sia per la taglia che per il colore dei fiori.

Se vuoi coltivare l’erba cipollina nell’orto sappi che non si incrocia con nessuna varietà di cipolla.

Prendi spesso le sue aromatiche foglie, questa “potatura” indurrà la pianta ad emetterne di nuove che saranno dolci e tenere.

All’inizio della primavera non dimenticare, se vuoi coltivare l’erba cipollina e vuoi che resti sana, di procedere a un’accurata rimonda degli steli vecchi e secchi per eliminarli e bruciarli perché spesso vi si annidano parassiti.

Fai questa operazione quando le gelate forti sono passate ma la pianta ancora non ha emesso le nuove foglie.

Coltivare l’erba cipollina come una pianta ornamentale

Se vuoi coltivare l’erba cipollina come pianta d’ornamento puoi impiegarla come bordura bassa, unendo i cespi che faranno una gran bella figura nell’orto con le loro foglie sottili di un verde glauco e con la loro fioritura appariscente.

Distanziali di circa 30 cm l’uno dall’altro e se il terreno è pesante mettili su una leggera baulatura perché questa pianta teme i ristagni d’acqua.

L’erba cipollina non solo delimita al meglio le parcelle dell’orto ma con il suo odore pungente tiene lontani gli afidi e altri parassiti.

Una mia amica ha fatto di più: ha iniziato a coltivare l’erba cipollina in giardino come bordura bassa circondando così la sua aiuola ricca di rose.

Dice che è da tre anni che gli afidi sono fuggiti dai boccioli delle sue rose con le quali ogni anno banchettavano allegramente e così ha risolto senza insetticidi un problema non da poco.

Quest’anno anch’io mi sono ripromessa dicoltivare l’erba cipollina in siffatta maniera ti saprò dire a fine stagione com’è andato l’esperimento.

Se poi hai la passione dei fiori secchi le sue infiorescenze fatte seccare sono molto ornamentali e non si direbbe che appartengano a questa semplice aromatica.

Coltivare l’erba cipollina in vaso

Coltivare l’erba cipollina in vaso ti da il vantaggio di avere non solo le sue piccanti foglioline dal sapore simile alla cipolla sempre fresche e a portata di mano ma anche una piantina ornamentale che non sfigurerà sul tuo terrazzo dove hai deciso di coltivare le aromatiche.

Se coltivare l’erba cipollina nell’orto è semplice altrettanto facile è coltivare l’erba cipollina in vaso.

Una delle poche accortezze è quella di rinvasarla ogni anno in un vaso di circa 8-10 cm di diametro rispetto al precedente oppure di prendere già un vaso capiente e di rinvasarla ogni due, tre anni.

Terreno fertile, sole e annaffiature abbondanti nel periodo caldo, curando molto bene il drenaggio del vaso, sono la ricetta che farà crescere sempre bella e rigogliosa la tua erba cipollina.

Se nella tua zona il clima d’inverno è freddo la sua parte aerea muore però non temere di averla perduta non dovrai da capo iniziare a coltivare l’erba cipollinaacquistandone un nuovo esemplare.

Infatti vedrai che in primavera, quando le giornate divengono tiepide e tutto spunta, spunteranno anche i teneri germogli della tua rinata erba cipollina.

Non ti resterà che mondarla dal secco, facendo attenzione a non danneggiare i fragili germogli, concimare con del compost ben maturo o mettere del concime organico e innaffiarla bene.

Inizierai così la nuova stagione con la tua vecchia pianta e se deciderai di rinvasarla questo sarà il momento migliore per farlo.

Coltivare l’erba cipollina in vaso dà tante soddisfazioni.

La sua fioritura è molto ornamentale e attira api e bombi che corrono ad impollinarla ed è bello vedere con quanto impegno passano da un fiore all’altro per impollinarlo, uno spettacolo naturale che è raro poter ammirare sul terrazzo.

Le sue varietà belle e rare

Non si direbbe ma anche l’erba cipollina ha le sue varietà tenacemente ricercate dai veri amatori di erbe aromatiche che dopo aver sperimentato come coltivare l’erba cipollina più nota desiderano coltivarla declinandola nelle sue varietà che sono belle e rare.

Inseguo da anni l’erba cipollina gigante della Siberia (Allium ledebourianum) che cresce sulle montuose pendici della Siberia e della Mongolia.

Più grande della specie tipo, molto ornamentale, con foglie dal gusto più deciso dell’erba cipollina nostrana l’ho vista in alcune foto e me ne sono innamorata..una vera meraviglia che spero prima o poi possa arricchire la mia collezione di aromatiche.

Alcune varietà sono più abbordabili e coltivare l’erba cipollina della varietà a fiori bianchi non è più difficile che coltivare la specie tipo.

Se vuoi coltivare un’erba cipollina che fiorisce con fiori di un rosa carico ed è più grande della specie tipo prendi la varietà “Florescate” ornamentale e dotata di foglie con il tipico profumo e sapore dell’erba cipollina.

Se vuoi coltivare un’erba cipollina che emette moltissimi fiori ed è sterile cioè non fa semi prendi la varietà “Profusion”.

Molto decorativa con la sua quantità di fiori di un bel colore violetto puoi prendere oltre che le sue aromatiche foglie anche i boccioli che risultano decorativi e commestibili.

Insomma non esiste un solo tipo di erba cipollina ma molte varietà che però la grande distribuzione si guarda bene dal farci conoscere visto che vuole l’appiattimento e l’uniformità.

Invece occorre fare esattamente il contrario quindi inizia pure a coltivare l’erba cipollina tipo e se, come a molti succede, ti sei affezionato a questa aromatica così ornamentale e generosa non esitare a ricercare le sue “sorelle” più rare.

Quando le avrai finalmente in tuo possesso avrai la soddisfazione di coltivare l’erba cipollina in diverse varietà e conoscerai il sottile piacere di possedere piante belle e rare.

Le sue proprietà

Dal sapore gradevolmente intenso che ricorda quello della cipolla ma ben più morbido, l’erba cipollina è un eccellente aromatizzante di numerose pietanze.

Nelle sue foglie è presente una buona quantità di vitamine, in particolare le vitamine A e C, ancora di più sono presenti sali minerali come calcio, potassio, ferro e fosforo.

Fra le sue proprietà principali troviamo quella antisettica, battericida e antiossidante così utile per depurare l’organismo e rallentare l’invecchiamento cellulare.

Le sue qualità diuretiche e stimolanti ne fanno un’ottima erba officinale che viene usata in tisane e decotti tuttavia per le dosi occorre rivolgersi a un medico o a un erborista.

Inoltre le sue foglie per uso esterno sono cicatrizzanti cioè accelerano la guarigione delle ferite e impediscono che si infettino per le loro proprietà battericide.

L’erba cipollina è anche un vermifugo per le sue qualità disinfettanti e aiuta ad eliminare i vermi intestinali.

Anche solo per queste sue tante qualità organolettiche vale la pena coltivare l’erba cipollina.

Se vuoi ammirare le mie piante di erba cipollina insieme alle altre aromatiche che coltivo nel mio orto guarda questo video post dove non solo te le mostrerò ma ti indicherò tanti utili consigli per coltivarle al meglio.

Clicca qui sotto questo link per scoprire di più.

Aromatiche: svelati tutti i loro segreti

L’erba cipollina in cucina

I suoi pregi non finiscono qui perché questa erba generosa ti fornirà le sue fresche foglie anche per aromatizzare molti piatti.

E’ importante raccogliere le foglie fresche perché seccate perdono molto del loro profumo e delle loro qualità.

Ecco perché è importante coltivare l’erba cipollina nel proprio orto o sul proprio balcone.

Se poi vuoi usufruire delle sue fresche foglioline anche nel periodo invernale pianta due o tre piccoli ciuffi in vasetti che verranno ritirati, durante la brutta stagione, in un luogo luminoso e fresco, il davanzale di una finestra andrà benissimo.

In questo modo potrai coltivare l’erba cipollina anche durante i bui periodi dell’inverno.

Quando devi cogliere le sue aromatiche foglie prendi un ciuffetto fra le dita e tagliale, lasciando la parte inferiore più vicina al terreno che spesso risulta molto sporca.

Lavale e puliscile con cura e poi tagliuzzale ancora con le forbici a questo punto sono pronte per essere impiegate.

Con questa aromatica puoi cospargere dopo la cottura carni, pesce, uova, verdure è ottima anche per dare sapore all’insalata.

C’è un’altra pianta che è così ricca di qualità officinali da meritarsi il titolo di pianta -medicina è anche questa possiede un forte profumo.

Sto parlando dell’aglio utile non solo in cucina ma soprattutto per la nostra salute e anche per la bellezza.

Se vuoi scoprire a 360° questa bulbosa apprezzata sin dalla più remota antichità clicca qui sotto questo banner

Conclusioni

Molto ci sarebbe ancora da dire sul coltivare l’erba cipollina un’aromatica contenuta che sta bene anche in vaso e che è preferita da chi non ama il sapore troppo forte della cipolla che quindi la sostituisce a quest’ultima.

Insuperabile nell’insaporire le insalate a crudo sta bene anche con il pesce al quale dona sapore, inoltre i suoi fiori in boccio possono guarnire un piatto elegante di pesce o di carne.

Naturalmente più le foglioline sono fresche, appena colte, più sono intatte le loro tante qualità e più sprigionano profumo e sapore.

Per questi motivi ti sprono, se già non l’hai fatto, a coltivare l’erba cipollina questa piantina rustica, ornamentale e così utile in cucina per le sue aromatiche foglie.

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15 aprile 2016 5 15 /04 /aprile /2016 16:09
L'Italia ha una eccellente sistema di riciclo dei pneumatici fuori uso.

L'Italia ha una eccellente sistema di riciclo dei pneumatici fuori uso.

Il Comitato per la Gestione degli Pneumatici Fuori Uso ha presentato oggi presso la sede ACI a Roma la seconda edizione del Report di attività sulla gestione degli PFU da demolizione. Il Sistema, istituito appena tre anni fa, lavora ormai a pieno regime e garantisce che per ogni pneumatico nuovo immesso sul mercato ne venga avviato uno a recupero. Dai dati, inoltre, emerge che l’Italia è un modello all’avanguardia nel settore, rispetto agli altri stati membri dell’UE, in quanto unica realtà ad aver costituito un Sistema ad hoc per gli PFU da veicoli fuori uso. Il tasso di riciclo risulta essere tra i più alti d’Europa (100%) mentre, in termini economici, il contributo ambientale pagato dai consumatori è il più basso d’Europa.

Il Sistema nazionale, gestito dall’ACI-Automobile Club Italia, infatti, ha registrato nel 2015 un’ulteriore crescita nella raccolta degli PFU provenienti dal settore della demolizione: sono state gestite 22.468,19 tonnellate di PFU, il 15,5% in più rispetto al 2014. Di questo quantitativo, il 100% viene destinato al riciclo. Da oltre 22.000 tonnellate di PFU sono stati generate più di 15.000 tonnellate di granulato di gomma, oltre 4.000 tonnellate di metalli ferrosi e più di 2.000 tonnellate di fibre tessili (solo 1.000 tonnellate rappresentano scarti di lavorazione). La scelta di riciclare tutti gli PFU ed evitare l’incenerimento non rappresenta solo un vantaggio per l’ambiente ma anche per l’economia del nostro Paese: i materiali, che vengono recuperati, sono reimmessi sul mercato delle materie prime seconde, diventando una nuova interessante opportunità economica.

Il contributo ambientale più basso d’Europa.

L’Italia può vantare, oltre al primato in termini di raccolta, anche quello economico: grazie a un sempre maggiore efficienza del Sistema di raccolta, si è registrata una progressiva riduzione del contributo ambientale, il più basso a livello europeo. Quello riferito agli autoveicoli ha subito, infatti, un calo di ben il 42% e quello per la categoria “autocarri” (C1, C2) è stato addirittura dimezzato. Dal 2013 la riduzione nel primo caso è stata dell’oltre 57% e nel secondo del 60% e oggi per tutti gli pneumatici montati su un auto si pagano solo 2,31 euro.

La rete dei 1.500 demolitori in tutta la Penisola.

Veri protagonisti della raccolta sono i demolitori censiti dall’ ACI, il cui numero è cresciuto arrivando a quota 1.500 dislocati lungo tutta la Penisola. Presso i centri di demolizione iscritti al P.R.A. (Pubblico Registro Automobilistico) vengono smontati gli pneumatici provenienti da veicoli a fine vita. Se non ritenuti idonei a un loro riuso, gli PFU vengono stoccati presso l’impianto e, raggiunto il quantitativo minimo di 1,5 tonnellate, i demolitori possono richiederne il ritiro gratuito a uno dei soggetti abilitati a tale servizio presenti nell’apposito elenco pubblicato sul portale del Comitato. Grazie a questo servizio si registra un importante risparmio di costi per i demolitori (in passato questa gestione era di loro competenza) e la garanzia di un corretto smaltimento in favore dell’ambiente.

Il sistema di audit

Il Comitato vigila sulla filiera, per verificare la qualità di tutti i passaggi sia dal punto di vista operativo che economico. L’attività di audit analizza le diverse fasi di erogazione dei servizi da parte dei soggetti abilitati alla raccolta. Vengono, poi, mappati tutti i processi interni ed esterni e la loro conformità ai requisiti stabiliti dal Comitato e dalla normativa applicabile. Le indagini svolte non hanno solo il compito di riscontrare possibili anomalie da correggere, ma rappresentano anche l’occasione per trasformare eventuali criticità in opportunità di miglioramento. Dalle verifiche effettuate finora non è emersa alcuna non conformità.

Questa seconda edizione del nostro Report di attività – ha detto il Presidente del Comitato, Vincenzo Pensa – racconta un 2015 contraddistinto dal raggiungimento di importanti traguardi. Un aspetto particolarmente significativo che emerge da tale analisi è l’originalità della via italiana. La nostra è tra le poche realtà nazionali a costituire un sistema ad hoc: in molti Paesi le organizzazioni preposte alla gestione di questa categoria di rifiuto si occupano sia di pneumatici provenienti dal mercato del ricambio sia di quelli da veicoli a fine vita o, in molti casi, fanno rientrare tale gestione in quella più ampia relativa agli ELV (end-of-life vehicles). Il Comitato, inoltre, è l’unico ente in Europa a essere espressione rappresentativa di tutti gli stakeholder coinvolti nella gestione del fine vita degli pneumatici. Riteniamo comunque sia d’obbligo proiettarsi ancora in un’ottica di maggiore crescita. Siamo pronti ad affrontare le sfide del domani con impegno e ottimismo, sapendo di poter contare sulla professionalità dei numerosi operatori coinvolti nel nostro Sistema”.

Anche sul recupero e il riciclo degli pneumatici l’Italia sfoggia un’eccellenza sistemica che ci contraddistingue nello scenario internazionale – ha dichiarato il presidente dell’Automobile Club d’Italia,Angelo Sticchi Damiani – con evidenti vantaggi per l’economia, l’ambiente e la sicurezza stradale, al costo per l’automobilista di un cappuccino e di un cornetto. Con il materiale riciclato si produce poi il cosiddetto “polverino” che costituisce un’alternativa economica, efficiente e duratura per le pavimentazioni stradali, in grado di ridurre il rumore del traffico ed incrementare l’aderenza e la tenuta di strada dei veicoli”.

“Il Sistema italiano per il recupero degli pneumatici fuori uso derivanti dai veicoli in demolizione – ha affermato l’On. Ermete Realacci, Presidente della VIII Commissione Ambiente, Territorio e Lavori Pubblici della Camera dei Deputati – è un unicum in Europa e, come dimostrano i dati oggi presentati, è economico ed efficiente e rappresenta un tassello importante a sostegno della buona economia che rispetta l’ambiente, scommette sulla qualità e guarda al futuro. Il secondo Report del Comitato per la Gestione degli Pneumatici Fuori Uso ci racconta un’esperienza di cui beneficiano sia l’ambiente che l’economia. Un’esperienza che si inserisce nei nostri cromosomi di Paese povero di materie prime, dedito al recupero. Non a caso siamo primi in Europa nel recupero dei materiali: complessivamente recuperiamo 25 milioni di tonnellate di materia ogni anno sui 163 totali europei, la Germania che ha un’economia più grande 23, e questo ci permette di risparmiare circa 15 milioni di tonnellate equivalenti di petrolio all’anno, evitando 55 milioni di tonnellate di emissioni di CO2. Una conferma della potenzialità dell’economia circolare. Il campo della nuova sfida che attende il Made in Italy”.

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14 aprile 2016 4 14 /04 /aprile /2016 15:59
Il super computer più veloce al mondo è una eccellenza tutta italiana!

Il super computer più veloce al mondo è una eccellenza tutta italiana!

Tutto pronto per l’installazione del “supercomputer” Made in Italy Marconi. Il nuovo sistema sarà completato in poco più di 12 mesi, tra aprile 2016 e luglio 2017. Il nuovo supercomputer sarà un sistema Lenovo basato su architettura Intel® e raggiungerà una potenza di picco di circa 20 Pflop/s

Cineca è un Consorzio Interuniversitario senza scopo di lucro formato da 70 università* italiane, 5 Enti di Ricerca Nazionali e il MIUR.

Costituito nel 1969 (come Consorzio Interuniversitario per il Calcolo Automatico dell’Italia Nord Orientale), oggi il Cineca è il maggiore centro di calcolo in Italia, uno dei più importanti a livello mondiale. Operando sotto il controllo del Ministero dell’Istruzione dell’Università e della Ricerca, offre supporto alle attività della comunità scientifica tramite il supercalcolo e le sue applicazioni, realizza sistemi gestionali per le amministrazioni universitarie e il MIUR, progetta e sviluppa sistemi informativi per pubblica amministrazione, sanità e imprese.

Sempre più punto di riferimento unico in Italia per l’innovazione tecnologica, con sedi a Bologna, Milano e Roma e oltre 700 dipendenti, il Cineca opera al servizio di tutto il sistema accademico, dell’istruzione e della ricerca nazionale.

Inizierà a metà aprile l’installazione del nuovo supercomputer italiano per la ricerca, un sistema co-disegnato dal Cineca sulla piattaforma NeXtScale di Lenovo. Il nuovo supercomputer sarà equipaggiato con la famiglia di prodotti Intel® Xeon Phi™ di prossima generazione, che si affiancheranno alla famiglia di processori Intel® Xeon™ E5 2600 v4, per garantire alla comunità scientifica un sistema con elevata potenza di calcolo, tecnologicamente all’avanguardia, in grado di contenere l’assorbimento di energia elettrica.

Il contratto di acquisizione è stato siglato lo scorso 30 marzo, dopo l’avvio di una procedura negoziata di selezione iniziata oltre un anno fa tramite bando europeo. La procedura si è conclusa a dicembre 2015, con l’assegnazione della realizzazione del sistema di calcolo alla società Lenovo, uno dei tre maggiori produttori globali nel mercato dei server basati su architettura x86 e da oltre due anni leader mondiale indiscusso del mercato PC (fonte: IDC).

Il piano di sviluppo dell’infrastruttura di Supercalcolo per la ricerca
Questa realizzazione rappresenta la prima fase del piano di sviluppo dell’infrastruttura Italiana a supporto della ricerca deliberata dagli organi di governo del Cineca. Il piano complessivo prevede un investimento di 50 Milioni di Euro in due fasi: la prima, appena avviata, metterà a disposizione della comunità scientifica una potenza di calcolo pari a circa 20 Pflop/s e una capacità di memorizzazione dati di oltre 20 PetaByte, la cui messa in produzione si completerà nella seconda metà del 2017. La seconda fase inizierà nel corso del 2019 e avrà come obiettivo l’incremento della potenza disponibile fino a raggiungere i 50/60 Pflop/s entro l’anno 2020.

“Con questo piano il Cineca riconferma la propria missione istituzionale di infrastruttura digitale di eccellenza per il calcolo e i Big Data a disposizione della ricerca scientifica e dell’innovazione tecnologica”, ha dichiarato Emilio Ferrari, presidente del Cineca.

L’installazione del supercomputer
Il nuovo sistema, nome logico “MARCONI”, sarà progressivamente completato in poco più di 12 mesi, tra aprile 2016 e luglio 2017, secondo un piano di aggiornamenti successivi:

  • a giugno entrerà in produzione un sistema preliminare configurato con la famiglia di processori Intel® Xeon® E5 2600 v4 appena annunciati, basati su architettura Intel x86, progettato per raggiungere una potenza di calcolo di 2 Pflop/s;
  • entro la fine dell’anno si aggiungerà una partizione equipaggiata con la prossima generazione della famiglia di prodotti Intel Xeon Phi (identificati dal nome in codice Knigths Landing), basati su architettura many-core, che abiliterà una configurazione complessiva di circa 250 mila core con una potenza di calcolo prevista dell’ordine di circa 13 Pflop/s;
  • infine, nel corso del 2017, si prevede che il sistema traguardi una potenza computazionale complessiva di circa 20 Pflop/s impiegando la prossima generazione di processori Intel Xeon.

Il supercomputer sfrutta la nuova architettura Intel® Omni-Path, che offre interconnessione ad alte prestazioni per consentire la scalabilità efficiente delle migliaia di server del sistema. Un sottosistema storage a elevate prestazioni Lenovo GSS, che integra il filesystem IBM Spectrum Scale™ (GPFS), è connesso al fabric Intel Omni-Path e fornisce la capacità di memorizzazione dati.

“Mettendo a disposizione i più potenti sistemi di supercalcolo consentiremo ai ricercatori di affrontare le grandi sfide scientifiche e socioeconomiche del nostro tempo, dalla medicina di precisione al cambiamento climatico, dalla fisica fondamentale ai nuovi materiali. Supercalcolo e Big Data analitycs sono strumenti indispensabili per la scienza computazionale e data driven della ricerca nazionale e internazionale”, ha dichiarato Sanzio Bassini, Direttore del Dipartimento Supercalcolo e Innovazione del Cineca.

Lo sviluppo progressivo del sistema Marconi permetterà di utilizzare la tecnologia dei microprocessori allo stato dell’arte, offrendo un sistema di elevatissima potenza ma dall’anima “green”. Uno dei parametri del progetto concepito dallo staff del Cineca, infatti, è di incrementare progressivamente la potenza computazionale fino a 50 Pflop/s senza superare, in nessuna delle fasi, il limite di 3 MegaWatt di assorbimento elettrico.

“Non possiamo che essere orgogliosi, sia come azienda sia come team italiano, di essere stati scelti da Cineca per un sistema di enorme rilevanza scientifica nazionale e internazionale”, ha dichiarato Mirko Poggi, Amministratore Delegato di Lenovo Italia. “Siamo pronti a fare tutti i passi necessari per garantire la migliore prestazione computazionale ed energetica possibile dell’architettura che sarà realizzata in Cineca, a vantaggio della vasta comunità che se ne servirà”, ha aggiunto Marco Briscolini, responsabile del segmento High Performance Computing di Lenovo Italia.

“Siamo entusiasti di offrire i vantaggi di Intel® Scalable System Framework alla comunità del Cineca, costituita da ricercatori italiani e data scientist d’eccellenza. La suite di prodotti HPC di Intel, estremamente interoperabile e ottimizzata per le massime prestazioni, che comprende i processori Intel® Xeon®, i processori Intel® Xeon Phi™ e l’architettura Intel® Omni-Path, offre un design bilanciato che rende possibile l’enorme mole di prestazioni e scalabilità necessarie per affrontare le sfide estreme poste sia dall’High Performance Computing che dall’analisi dei big data utilizzando un’infrastruttura comune”, ha dichiarato Carmine Stragapede, Direttore Generale di Intel Italia.

Cineca è il Consorzio Interuniversitario di calcolo con sede a Casalecchio di Reno. Fondato nel 1969 senza scopo di lucro, è costituito da 70 Università italiane, 5 Enti di Ricerca e il Ministero dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca. Da oltre quarant’anni offre supporto alle attività di ricerca della comunità scientifica tramite il supercalcolo e le sue applicazioni grazie a un’infrastruttura tecnologica tra le più potenti al mondo; realizza sistemi gestionali per le amministrazioni universitarie e il MIUR; progetta e sviluppa sistemi informativi per imprese, sanità e pubblica amministrazione. cineca.it

Lenovo è una società globale da 46 miliardi di dollari che fa parte della classifica “Fortune 500”, ed è leader nel fornire tecnologia innovativa e servizi in diversi segmenti di mercato: consumer, professionale, grandi aziende pubbliche e private. Lenovo è uno dei leader mondiali nella produzione e commercializzazione di prodotti PC, workstation, server, storage, smart TV e una famiglia di prodotti mobile come smartphone e tablet lenovo.com.

Intel (NASDAQ: INTC) espande i confini della tecnologia per rendere possibili esperienze straordinarie. Per informazioni su Intel e sul lavoro dei suoi oltre 100.000 dipendenti consultate i siti web newsroom.intel.it e intel.it. Intel, Xeon, Xeon Phi e Omni-Path Architecture sono marchi o marchi registrati di Intel Corporation negli Stati Uniti e in altri Paesi.

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12 aprile 2016 2 12 /04 /aprile /2016 09:34
Colpivano solo donne che viaggiavano da sole sulla linea Gallarate - Rho.

Colpivano solo donne che viaggiavano da sole sulla linea Gallarate - Rho.

Colpivano la sera, sempre sulla linea Trenord Milano-Gallarate, puntando su donne sole in vagoni isolati. Sono stati arrestati dagli agenti del Commissariato di Rho-Pero due giovani di nazionalità marocchina che secondo le denunce hanno messo a segno parecchi furti nell’ultimo mese, tutti con la stessa dinamica.

Salivano sul treno a Milano, in orario serale, e colpivano poco prima di arrivare alla stazione di Rho, scegliendo donne sole, in vagoni isolati. Minacce verbali, a volte rese più convincenti da un coltello o da un pugno per convincere le donne a consegnare soldi e telefonino, pochi minuti prima di arrivare in stazione, per poi scendere velocemente e darsi alla fuga.

Domenica sera, dopo che il giorno prima tre donne avevano denunciato di essere state rapinate con le stesse modalità nel giro di poche ore, gli agenti hanno presidiato treno e stazione, riuscendo in breve ad individuare i due rapinatori, due fratelli ventenni, di nazionalità marocchina. Nello zaino le prove: cinque telefonini, tra i quali quelli delle ultime tre vittime. I due sono stati arrestati.

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11 aprile 2016 1 11 /04 /aprile /2016 15:59
Invenzione tutta italiana destinata a sviluppi inimmaginabili!!

Invenzione tutta italiana destinata a sviluppi inimmaginabili!!

Scende in pista a Pergusa l'automobile solare siciliana "low cost", nata da un sogno del siracusano Enzo Di Bella, appassionato di vetture da corsa, in collaborazione con il dipartimento di Ingegneria industriale dell'Università di Catania. Si tratta dell'Archimede Solar Car, realizzata dall'associazione Futuro Solare, prototipo da corsa ad impatto zero, già invitata - nell'ultimo anno - a partecipare a tre competizioni internazionali in Australia Marocco e Cile.

Il "miracolo ecologico" di Di Bella - che sarà presentato domani alle 10,30 nella sala stampa dell'autodromo di Pergusa - costituisce il frutto di cinque anni di studi e sperimentazioni, spesi nella ricerca di un modello di vettura da corsa "low cost" interamente alimentata ad energia solare.Il progetto iniziale si è poi arricchito grazie al contributo di numerosi amici e volontari, che hanno sostenuto la realizzazione del prototipo, e all'intervento di studenti e laureandi guidati dal professore universitario Rosario Lanzafame, ordinario di Macchine e Sistemi energetici.

Dopo mesi di prove tecniche test in laboratorio, sperimentazione di nuove tecnologie applicate alla conversione fotovoltaica e all'ottimizzazione delle componenti meccaniche, la vettura è adesso pronta per essere testata sull'asfalto di una pista, quella ennese appunto, dove l'impresa del team di Futuro Solare ha già trovato il supporto di alcune imprese locali e di simpatizzanti del tema "energie ecosostenibili", interessati a sostenere, attraverso il crowfunding, lo sviluppo della progettazione e dell'innovazione sul prototipo.

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8 aprile 2016 5 08 /04 /aprile /2016 13:29
In essa un concentrato di vitamine nobili.

In essa un concentrato di vitamine nobili.

La verza, il cui nome scientifico è Brassica oleracea sabauda, è una pianta erbacea appartenente allafamiglia delle Crucifere. Tante sono le sue proprietà benefiche, tanto da renderla uno degli ortaggi più salutari al mondo. Essa contiene isotiocianati, che contrastano la degenerazione del Dna, fitoestrogeni che prevengono l’insorgenza del cancro alla mammella e alla prostata; polifenoli, carotenoidi, indoli e sulforafano, che rendono la verza molto utile nella prevenzione dei tumori che colpiscono l’apparato digerente. Proprio il sulforano si rivela molto utile per le persone affette da diabete, ripara i danni all’apparato cardiovascolare, contrasta i radicali liberi, protegge le arterie dalla formazione di placche.La verza contiene vitamina A, alleata della pelle e della vista; vitamina C, che rinforza il sistema immunitario; vitamina K, che aiuta la coagulazione sanguigna; acido folico, prezioso soprattutto in gravidanza.

Meraviglioso remineralizzante, particolarmente utile in menopausa per il suo apporto di calcio e fosforo, che proteggono le ossa, la verza è ipocalorica (vanta 27 calorie per 100 grammi), ricca di fibre, facilita la digestione del cibo, aiuta l’organismo a depurarsi, eliminando le sostanze nocive dal corpo, è un ottimo antinfiammatorio naturale, combatte emorroidi, cistiti, artrosi e artriti. La verza, inoltre, facilita il processo guarigione di eruzioni cutanee, acne e punture di insetti. In questi casi è sufficiente mettere in acqua le foglie marginali per alcuni minuti, per poi adagiarle su un panno umido, applicandole sulle zone da trattare.

Questo prezioso ortaggio idrata la cute, ha un buon potere saziante, tiene sotto controllo il colesterolo.Come scegliere una buona verza? Il cespo deve essere piuttosto sodo e compatto, mentre le foglie di color verde vivo, carnose, consistenti e croccanti. Va conservata in frigo, nello scomparto frutta e verdura, per 4-5 giorni. Si consuma cruda nelle insalate, cotta al vapore o al forno e se proprio non sopportare il suo caratteristico odore, è sufficiente aggiungere all’acqua di cottura alcune gocce di succo di limone o di aceto.

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8 aprile 2016 5 08 /04 /aprile /2016 09:39
Sono sicuramente le armi più seducenti delle donne!

Sono sicuramente le armi più seducenti delle donne!

  1. Le più grandi tette rifatte del mondo sono una taglia 38KKK che corrispondono più o meno a 4 kg di silicone. Appartengono all’esuberante Sheyla Hershey, una Texana 29enne che dopo essere andata contro il parere di medici amici ed ex-ragazzo, ha deciso di andare in Brasile e operarsi per ben 9 volte per raggiungere questa taglia da record.
  2. Esiste un’organizzazione non governativa che si batte per il diritto femminile di andare in giro in Topless. L’arganizzazione si chiama GoTopless e da anni rivendica il diritto femminile di poter girare a torso nudo così come fanno gli uomini. Spesso i membri di questa particolare società organizzano raduni per rivendicare il loro diritto. Sosteniamo anche noi queste bellezze!! Questo il sito:GoTopless.org
  3. La tetta sinistra solitamente è quella più grande. Come molti/e di voi sapranno le due tette non hanno praticamente mai la stessa dimensione. La cosa curiosa però è che quasi sempre è il seno sinistro ad essere il più grande. Se non ve ne siete rese conto, no problem, spesso (per fortuna) la differenza è quasi nulla.
  4. E’ stato dimostrato che la prima cosa che gli uomini notano in una donna, sono le tette. Non una grande sorpresa a dire il vero. Una ricerca condotta al Victoria University di Wellington ha mostrato come il seno è spesso la prima cosa che gli uomini guardano in una donna e senza dubbio, la parte del corpo che guardano per più tempo rispetto alle altre. Buone notizie per noi uomini, un altro studio ha rivelato che guardare il seno ad una donna per almeno un minuto al giorno può giovare sulla nostra salute e allungarci la vita da 1 a 4 anni. Donne tranquille, noi lo facciamo solo per questo!
  5. Gli uomini possono allattare. Anche se accade in rari casi, gli uomini, essendo “dotati” di ghiandole mammarie sono in grado di produrre latte e quindi di allattare. la maggiorparte delle volte in cui l’allattamento maschile avviene è a causa di trattamenti ormonali per tumori e malattie simili.
  6. Le donne Inglesi sono quelle con le tette più grandi d’Europa. Un’indagine effettuata dalla marca di biancheria intima Triumph ha scoperto che le donne Inglesi sono quelle con i seni più grandi d’Europa, più della metà delle donne d’oltremanica veste almeno una coppa D. Al secondo posto si piazzano le Danesi, seguite dalle Olandesi. Le italiane sono in fondo alla classifica con un significativo 68% che non supera la coppa B. Non importa, siete bellissime ugualmente!
  7. In media una tetta pesa circa 500 grammi. Il seno contribuisce al 4-5% circa della massa grassa e a circa l’1% del peso corporeo totale in una donna media. Quindi se vi sentite grasse provate a togliere il peso e il grasso delle vostre tette, se siete maggiorate magari potreste tornare al peso forma.
  8. Il seno ingrassa. All’età di 20 anni, il vostro seno sarà composto da collagene, ghiandole mammarie e grasso e sarà quasi sicuramente sodo; con il passare degli anni le prime due pian piano si ritireranno lasciando sempre più spazio al grasso. Per questo il seno con l’avanzare dell’età tende sempre più a collassare sotto il suo stesso peso.
  9. La chirugia plastica al seno può portare al suicidio. Nell’ Agosto del 2007 uno studio dell’Annals of Plastic Surgery ha portato alla luce che le donne che hanno effettuato un intervento di chirirgia plastica al seno, hanno la probabilità di commettere un suicidio 3 volte superiore rispetto alle altre donne. Si crede che la causa sia riconducibile al fatto che le donne con il seno rifatto sono più propense ad avere problemi psichici.
  10. In Cina esiste una facoltà per lo studio del reggiseno. Si trova ad Hong Kong la Polytechnic University, università nel quale è presente una laurea specialistica per lo studio, la progettazione e la realizzazione di reggiseni.
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1 aprile 2016 5 01 /04 /aprile /2016 17:07
Se avete un problema di spazio sul vostro ipad o iphone ecco la soluzione per scaricare il tutto che rallenta il vostro apparecchio!

Se avete un problema di spazio sul vostro ipad o iphone ecco la soluzione per scaricare il tutto che rallenta il vostro apparecchio!

Utile soprattutto per iPhone e iPad con limitata capacità di memoria interna, Leef ha presentato al CES 2015 in corso una nuova flash drive progettata per i dispositivi iOS, che prende il nome di Leef iBridge TM. Si tratta di un piccolo dongle Lighting, ripiegato su se stesso a forma di “J”, nella cui seconda estremità è presente un tradizionale connettore USB. Si tratta di un accessorio compatto, che sparisce completamente e viene nascosto sul retro di iPhone, come mostrano le foto in calce, e che permette di immagazzinare fino a 256 GB di foto, video e musica.

L’idea di Leef è quella di portare una memoria esterna piccola e discreta nelle dimensioni su iOS, una gamma di accessori che non conta molti esponenti nel genere, contrariamente a quanto avviene invece nel mondo Android. Leef iBridge si collega direttamente ai dispositivi Apple compatibili con connettore Lightning e permette di effettuare automaticamente un backup del rullino interno, in modo tale da conservare sin da subito l’intera libreria sulla memoria esterna. Successivamente all’inserimento di iBridge, ogni scatto verrà automaticamente salvato sul flash drive, in modo tale da non avere più preoccupazioni relative allo spazio disponibile.

L’accessorio è già disponibile sul sito ufficiale e può essere acquistato nei diversi formati che variano da 16 GB fino a 256 GB. A prescindere dal formato acquistato, iBridge ha una forma elegante ed ergonomica ‘J’ che si adatta perfettamente al dispositivo, che nasconderà completamente la chiavetta. All’altro capo della memoria flash è presente un connettore USB Hi-Speed ​ che può essere collegato ad un qualsiasi Mac o PC Windows per trasferire i file. Leef iBridge, oltre che all’estetica, è attento anche all’autonomia di iPhone e non grava particolarmente sulla batteria interna.

Leef iBridge sarà corredato da un’apposita applicazione compatibile con iOS 7 e iOS 8, presto disponibile gratis in App Store. La chiavetta può essere acquistata a questo indirizzo nei vari formati da 16 ,32, 64, 128 e 256 GB, ad un prezzo che parte da 59 dollari.


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29 marzo 2016 2 29 /03 /marzo /2016 10:25
la storia di un veicolo che ha cambiato il modo di muoversi.

la storia di un veicolo che ha cambiato il modo di muoversi.

Fondata a Genova nel 1884 da Rinaldo Piaggio, all’epoca ventenne, la società Piaggio si dedicò all’inizio alla costruzione di arredamenti navali. In seguito l’attività dell’azienda venne estese anche alla costruzione di carrozze e vagoni ferroviari, motori, tram e carrozzerie speciali per autocarri. Intanto, con la prima guerra mondiale, la Piaggio fece il suo ingresso nel settore aeronautico, nel quale opererà per diversi decenni. Negli anni appena precedenti la seconda guerra mondiale, e anche durante il conflitto, Piaggio è stato uno dei maggiori produttori italiani di aerei e proprio per questo gli stabilimenti di Genova, Finale Ligure e Pontedera, diventano bersaglio delle forze alleate ed escono distrutti dalla II guerra mondiale.

I figli di Rinaldo Piaggio, Enrico e Armando, nell’immediato dopoguerra curarono il nuovo avvio della produzione industriale. Enrico, ebbe il compito di ricostruire il grande stabilimento di Pontedera, anche recuperando parte dei macchinari che intanto erano stati trasferiti a Biella. Enrico, dal canto suo, puntò ad una totale riconversione industriale, puntando sulla mobilità individuale di un Paese che usciva dalla guerra. Avrebbe realizzato la sua intuizione, creando allo stesso tempo un veicolo destinato a grandissima celebrità, grazie allo straordinario lavoro progettuale di Corradino D’Ascanio (1891-1981), ingegnere aeronautico e geniale inventore. La Vespa nasce così dalla volontà di Enrico Piaggio di creare un prodotto a basso costo e di largo consumo, idea già elaborata negli ultimi anni di guerra. E fu nello stabilimento di Biella che venne realizzato un “motorscooter” sul modello delle piccole motociclette per paracadutisti. Il prototipo, siglatoMP 5, venne battezzato “Paperino” per la sua strana forma: ma non piacque ad Enrico, che incaricò Corradino D’Ascanio di rivedere il progetto. Il progettista aeronautico non amava però. Secondo lui era scomoda, ingombrante, con gomme troppo difficili da cambiare in caso di foratura; e inoltre, a causa della catena di trasmissione, sporcava. E dunque cerò di rimediare a tutti questi inconvenienti, riuscendovi proprio grazie alla sua esperienza aeronautica.

Per eliminare la catena immaginò un mezzo con scocca portante, a presa diretta; per rendere la guida più agevole pensò di posizionare il cambio sul manubrio; per facilitare la sostituzione delle ruote escogitò non una forcella ma un braccio di supporto simile appunto ai carrelli degli aerei. E infine ideò una carrozzeria capace di proteggere il guidatore, di impedirgli di sporcarsi o scomporsi nell’abbigliamento: decenni prima della diffusione degli studi ergonomici, la posizione di guida di Vespa era pensata per stare comodamente e sicuramente seduti, anziché pericolosamente in bilico su una motocicletta a ruote alte. Una vera e propria rivoluzione, dunque. Si trattava di un mezzo pratico e maneggevole, oltre che divertente e adatto a tutti. Persino alle donne.

Dal nuovo progetto di D’Ascanio nacque un mezzo che con il “Paperino” non aveva più nulla a che vedere: una soluzione assolutamente originale e rivoluzionaria rispetto a tutti gli altri esempi di locomozione motorizzata a due ruote. Con l’aiuto di Mario D’Este, disegnatore, a Corradino D’Ascanio bastarono pochi giorni per mettere a punto la sua idea e preparare il primo progetto della Vespa, prodotto a Pontedera nell’aprile del 1946. Il nome del veicolo fu pensato dallo stesso Enrico Piaggio che davanti al prototipo MP 6, dalla parte centrale molto ampia per accogliere il guidatore e dalla “vita” stretta, esclamò: «Sembra una vespa!». E il resto, come tutti ben sappiamo, è storia. Con una veicolo che ha segnato un’epoca ed è diventato uno dei simboli dell’Italia nel mondo.

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  • : Blog di lalchimista
  • : Sono poeta,scrittore e saggista,esperto in tappetologia,quindi questo spazio sarà dedicato a queste mie passioni,chi ama la paesia o i tappeti orientali troverà tanti consigli utili e la consulenza gratuita per i vostri tappeti perchè sono convinto che chi è in possesso di conoscenze tecnico-scientifiche le deve mettere a disposizione di tutti,altrimenti è come se non fossi mai vissuto una volta morto. Sono reperibile su flyngcarpet@hotmail.it
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