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Sono poeta,scrittore e saggista,esperto in tappetologia,quindi questo spazio sarà dedicato a queste mie passioni,chi ama la paesia o i tappeti orientali troverà tanti consigli utili e la consulenza gratuita per i vostri tappeti perchè sono convinto che chi è in possesso di conoscenze tecnico-scientifiche le deve mettere a disposizione di tutti,altrimenti è come se non fossi mai vissuto una volta morto. Sono reperibile su flyngcarpet@hotmail.it

Ma cos'é la biomimetica?

 

img incastonatore di gemme

 

Praticamente è la tecnologia che si ispira alla natura e ai suoi processi. Cosi spiega Carlo Santulli docente di ingegneria all'Università La Sapienza di Roma e autore del libro "Biomimetica"


In tempi in cui si inizia a pensare alle risorse del pianeta come a qualcosa di limitato e prezioso, le lezioni del mondo vegetale e animale vengono tenute in particolare conto per cercare di ottenere la massima efficienza energetica, minimizzando al contempo gli scarti di produzione. 

Uno dei principali guru della biomimetica è la statunitense Janine Benyus, fondatrice del Biomimicry 3.8 Institute di Missoula, nel Montana, che invita a guardare alla natura più che come a un serbatoio di materie prime da sfruttare, come a una fonte di saggezza frutto di una numero infinito di prove e tentativi. 
"Dobbiamo capire", dice Benyus, "che noi esseri umani non siamo i primi a costruire, i primi a produrre carta, a cercare di ottimizzare lo spazio, a sviluppare materiali impermeabili, a costruire case per i nostri piccoli. La natura ha alle spalle 3,8 miliardi di anni di ricerca e sviluppo, in confronto ai 200 mila da quando è apparso l'homo sapiens". 

Qualche esempio di prodotti già esistenti derivati dalla biologia? La vernice autopulente ispirata alle foglie di loto, l'adesivo il cui meccanismo di fissaggio replica il modo in cui il geco si attacca alle superfici con milioni di minuscole setole, i display degli schermi di alcuni lettori di libri elettronici in cui il colore è prodotto dal passaggio della luce attraverso membrane riflettenti e rifrangenti, come accade in natura alla farfalla Morpho

Possono esserci due approcci principali per l'innovazione derivata dalla natura. Il primo è quello di partire dall'osservazione di un fenomeno biologico e applicarne i meccanismi a un problema di design. Un esempio ne è la ricerca, effettuata negli anni Novanta dal docente di Scienza delle Piante Wilhelm Barthlott all'Università di Bonn, appunto sulle foglie del loto. Osservandone al microscopio la superficie, Barthlott scoprì che queste foglie non sono lisce, come potrebbe sembrare, ma sono ricoperte da migliaia di piccole scaglie, su cui la polvere e le impurità non riescono a fare presa e vengono perciò trascinate via dalla pioggia. Barthlott ebbe l'idea di commercializzare questa scoperta applicandola a una serie di prodotti, di cui il rivestimento "autopulente" Lotusan per le facciate delle case, è forse l'esempio più famoso. 

L'altro approccio, speculare, è quello di partire da una sfida di progettazione di un artefatto umano, e cercarne la soluzione nel mondo naturale. E' il caso del progetto del EastGate Centre di Harare, in Zimbabwe, realizzato dall'architetto Mick Pearce traendo spunto dal modo in cui le termiti costruiscono i loro caratteristici nidi "a pinnacolo", la cui temperatura rimane pressoché costante nonostante il caldo torrido diurno e il fresco delle notti. Pearce studiò il sistema di ventilazione dei nidi delle termiti per creare un edificio il cui sistema di climatizzazione "naturale", basato su una serie di ventole di sfiati, consuma solo il 10 per cento di un analoga costruzione dotata di un sistema di raffreddamento tradizionale.

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